In questo articolo andremo a parlare del rilievo dei quadri fessurativi nelle costruzioni esistenti, fornendo tutte le nozioni necessarie per svolgerlo al meglio.
Il rilievo dei quadri fessurativi nelle costruzioni esistenti consiste nell’ analizzare i danni e i dissesti in atto nella costruzione oggetto di studio.
I principali fenomeni da osservare sono:
- Danni provocati da terremoti;
- Eventuale presenza di difetti costruttivi;
- Fenomeni di degrado dei materiali da costruzione;
- Cedimenti fondali;
- Inadeguatezza dei solai.
L’ osservazione di questi fenomeni si esegue con un rilievo geometrico strutturale, disciplinato dal paragrafo § 8.5.2 delle norme tecniche per le costruzioni 2018.
Infatti, la normativa cita:
“Il rilievo deve individuare l’organismo resistente della costruzione, tenendo anche presenti la qualità e lo stato di conservazione dei materiali e degli elementi costitutivi.”
Oltre a rilevare la presenza di eventuali lesioni bisogna considerare la loro gravità, al fine di giungere ad una stima complessiva sullo stato di salute di un edificio.
Infatti, per gli edifici in cemento armato, la presenza di gravi lesioni può essere sinonimo di una mancanza di staffe d’armatura, un degrado del calcestruzzo oppure che vi sia una ridotta sezione resistente.
Altri fenomeni particolarmente dannosi per il calcestruzzo sono quelli dovuti al ritiro, i quali possono portare all’ ossidazione delle barre.
Le lesioni, come si è detto, provocano la formazione di fessure, le quali vengono descritte in base alla seguente nomenclatura:
Per valutare lo stato della fessurazione si utilizza come parametro l’ampiezza della fessura, la quale viene misurata attraverso un’apposita griglia posta sulla superficie della struttura.
L’attività di monitoraggio, appena proposta, può essere eseguita sia con sistemi meccanici e sia attraverso dei sistemi automatici di acquisizione dati.
I sistemi meccanici consistono nell’applicare una dima sopra la lesione e due basi di misura, una parallela ed un’altra ortogonale alla lesione.
I sistemi automatici sono costituiti principalmente da una centralina e da dei trasduttori di spostamento, quest’ultimi possono essere LVDT oppure resistivi.
Un metodo tradizionalmente impiegato in passato è quello di applicare delle biffe sulla fessura, soprattutto per la sua facilità di impiego in situazioni di emergenza.
Esse vanno inserite direttamente sulla struttura priva di intonaco, poste trasversalmente alla direzione di fessurazione, nel verso in cui agisce lo sforzo di trazione.
L’impiego delle biffe consente di sapere se il fenomeno fessurativo è in fase di progressione, ma non fornisce informazioni dirette sull’ampiezza della fessura.
Bibliografia:
Salvatore Lombardo, Valutazione della vulnerabilità sismica degli edifici esistenti in cemento armato, Dario Flaccovio editore, anno 2012.